n occasione del cinquantesimo anniversario dalla fondazione e prima apertura del Museo della Guerra Bianca in Adamello (1974-2024) viene pubblicata questa opera che ripercorre tutta la storia del Museo, le principali attività di recupero, valorizzazione e studio. Contiene anche il catalogo dettagliato dell'esposizione permanente e molteplici immagini sia storiche sia attuali che contribuiscono all'arricchimento dell'opera.
Indice generale dell’opera |
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Prefazione Introduzione |
IL MUSEO L’ideatore La prima esposizione La nascita dell’associazione Il Museo prende forma Il nuovo statuto La nuova sede espositiva Il percorso espositivo 1914-1918 il mondo in guerra La Guerra Bianca Sopravvivenza e permanenza in alta quota Artiglieria in alta quota I trasporti sul fronte della Guerra Bianca Combattere sul fronte della Guerra Bianca Arte e fede nella Guerra Bianca Il costo della guerra 1974-2024 CINQUANT’ANNI DI ATTIVITÀ SUL TERRITORIO E PER IL TERRITORIO Recupero e valorizzazione beni della Guerra Bianca Per non dimenticare: ricerca, cultura, iniziative Gestione e valorizzazione di siti storici: i forti di Colico Collaborazione con Enti e accrediti Pubblicazioni del Museo |
LE POSIZIONI ALTISSIME NEL GRUPPO DELL’ORTLER 1915 – 1917
Cenni sulle occupazioni e sulle sistemazioni di alta montagna
Libro disponibile per l’acquisto online e presso le biglietterie del Museo della Guerra Bianca in Adamello (Temù BS) e del Forte Montecchio Nord (Colico LC).
Il testo completo del generale Lorenzo Barco, all’epoca dei fatti comandante del Sottosettore Valtellina, tra il Passo dello Stelvio e il Corno dei Tre Signori, viene riportato alla luce dagli archivi proprio in occasione del centenario della Grande Guerra. Contrariamente ad altri documenti simili, esso non tratta argomenti propriamente bellici, non descrive battaglie od operazioni militari, ma è una testimonianza inedita delle nuove regole imposte in questo tratto del fronte sotto il profilo logistico.
Fu la Guerra Bianca, combattuta ad altezze superiori ai 3500 metri in condizioni ambientali estreme, a imporre queste nuove regole, mai prima applicate da un esercito combattente. Vengono qui descritte le modalità di occupazione permanente di altissime quote, lo studio degli itinerari di ascesa, il trasporto dei materiali necessari per vivere e per combattere; in sostanza la vita cui furono costretti centinaia di uomini per oltre tre anni.
Ma il pregio maggiore dell’opera è probabilmente quello di unire alle parole le immagini di oltre cento fotografie scattate all’epoca dei fatti da parte di alcuni Ufficiali distaccati in alta Val Zebrù.
Indice generale |
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Presentazione – pag. 7 |
Premessa – pag. 9 |
CAPITOLO I: La guerra in alta Valtellina – pag. 11 |
CAPITOLO II: I documenti del generale Barco – pag. 23 |
La monografia – pag. 27 |
L’album fotografico – pag. 67 |
Appendice – pag. 167 |
Bibliografia – pag. 179 |
Prezzo: euro 50,00
Libro disponibile per l’acquisto online e presso le biglietterie del Museo della Guerra Bianca in Adamello (Temù BS) e del Forte Montecchio Nord (Colico LC).
Questo giovane allievo ufficiale austriaco rispecchia lo spirito che, specie all’inizio della Grande Guerra, animava i vari eserciti contendenti.
Anche se quei giovani venivano strappati dai loro affetti e dalle loro attività, i soldati, soprattutto le giovani reclute potevano sentirsi spinte verso il nuovo, verso possibili radicali mutamenti a livello internazionale che avrebbero favorito la propria Patria.
Egon Ogriseg, il giovane cadetto austriaco, di cui si parla, apparteneva a quell’Armata imperiale austro-ungarica, dove gli Austriaci erano una minoranza. Si sentiva quindi, come austriaco, maggiormente convinto ed animato a compiere per il Kaiser ed il vasto Impero, di cui si sentiva orgogliosamente suddito, il proprio dovere anche in modo eroico. Come tutti i soldati in tempo di guerra, lontani dalle proprie famiglie e dalle comunità di appartenenza, anche Egon ha momenti, in cui prevalgono nostalgia e tristezza.
Ma sono momenti passeggeri!
La certezza di poter un giorno ritornare nella sua Stiria, con l’orgoglio e l’entusiasmo di aver fatto pienamente il suo dovere e di poter rivedere tutto il mondo a lui caro, che anche egli ha contribuito a difendere, gli permettono di mantenere saldamente il suo impegno di soldato e di patriota convinto. Si, perché prima di tutto, prima di godere al pensiero del ritorno, è nella sua Patria che crede fermamente e nel contempo nella vittoria finale che sente sempre vicina e che una Patria così da lui tanto amata e rispettata, gli deve assicurare.
Ogriseg vive continuamente nel presente, superando ogni disagio ed ogni sacrificio che la guerra gli procura ogni giorno, certo con i disagi e i sacrifici sopportati con i commilitoni, si sarebbe raggiunta sicuramente la sospirata vittoria.
Così erano animati molti combattenti dei vari eserciti contendenti.
L’educazione familiare, la scuola, la propaganda, e tante altre singole o personali situazioni avevano formato dei giovani pronti anche a morire, se questo fosse stato loro richiesto. Visitando i Cimiteri Militari, si rimane sempre profondamente colpiti, soprattutto quando si nota la giovane età di molti Caduti.
Vite stroncate nel fiore degli anni, sogni e progetti svaniti, mamme, spose, fidanzate avvolte nel profondo incolmabile dolore, orfani indifesi.
Cosa ci direbbero oggi quei giovani lì sepolti, se ci potessero parlare?
Se si pensa poi ai Caduti che hanno potuto avere la pietà di una sepoltura e che sono morti senza una parola di conforto!
Egon ed il suo mondo di allora ci sembrano istintivamente lontani.
Questa pregevole pubblicazione con la storia del cadetto Egon Ogriseg ci deve far riflettere.
Le tristi vicende dei Caduti e delle Vittime civili della guerra ci devono convincere sull’importanza e la necessità di testimoniare e di difendere ogni giorno la Pace.
pag. 6 | Introduzione (del Vice Console On. Mario Eichta) |
pag. 9 | Presentazione (di Vittorio Martinelli) |
pag. 23 | L’“Offensiva di Primavera” – “Strafexpedition” Cenni (di Vittorio Martinelli) |
pag. 78 | DIARIO DI EGON OGRISEG Alfiere Imperial Regio |
pag. 79 | Nota del traduttore in lingua tedesca (di Giacomo F. Maturi) |
pag. 216 | Note al diario (di Vittorio Martinelli, Siro Offelli e Mario Eichta) |
pag. 244 | bibliografia essenziale sulla Strafexpedition |
pag. 245 | Appendice – Comando 1a Armata – Ufficio Informazioni – Monografia N. 2 Altopiano di Lavarone e Luserna pag. |
pag. 246 | Ringraziamenti |
pag. 265 | Referenze fotografiche – Fonti dei documenti |
pag. 267 | Sommario |
Prezzo: euro 8,00
Libro disponibile per l’acquisto online e presso le biglietterie del Museo della Guerra Bianca in Adamello (Temù BS) e del Forte Montecchio Nord (Colico LC).
Le vallate alpine presentano caratteri esclusivi che, nella varietà dei paesaggi, le ricchezze naturalistiche, la tipologia degli insediamenti e l’identità culturale dei residenti, le distinguono tra loro in modo evidente. E in ogni valle vi sono persone che meglio di altre sanno conoscere, capire e poi divulgare i caratteri delle loro montagne. Vi è tra esse una propensione innata, una passione forte per il territorio in cui vivono e indagano attraverso sopralluoghi, ricerche, escursioni, condotte in ogni stagione dell’anno. Ritengo in questo modo vada inquadrata la figura di Walter Belotti, cultore appassionato dell’Alta Valcamonica. Ebbi inizialmente occasione di leggere un suo lavoro”Malghe e alpeggi” che fu pubblicato a Milano nel 1989, un vero e proprio inventario di queste strutture contadine nei comuni, compresi tra Edolo e Ponte di Legno. Successivamente, ho potuto approfondire questi temi, a me particolarmente cari, nelle monografie dedicate alla Val Grande, alla Val Canè, alle valli di Viso e delle Messi. Sono le valli camune del settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio di cui l’autore ci presenta qui il ricco apparato storico-architettonico, a memoria della Grande Guerra.
La materia è trattata organicamente ed è ben inquadrata nella sua distribuzione territoriale e nelle tipologie costruttive e vengono illustrati alcuni manufatti oggetto di opere recenti di recupero e restauro. Basta sfogliare queste pagine e mettersi in cammino lungo i tre itinerari proposti da Belotti per scoprire il mosaico delle fortificazioni, l’estensione delle trincee, i paesaggi splenditi che si susseguono accostandosi alle cime. Vecchie fotografie un po’ tormentate e immagini recenti accompagnano la lettura e spesso “parlano” esse stesse: significativa e direi simbolica di questa terra l’istantanea della genzianella bavarese che sbuca tra il filo spinato della guerra. La rinnovata gestione dello “Stelvio” accoglie con entusiasmo questa iniziativa nella collana delle “Monografie del Parco”, mirate alla valorizzazione e alla promozione dell’area tutelata e si rivolge principalmente alle nuove generazioni, affinché rispettino e prendano a cuore queste grandi testimonianze, segno ancora tangibile di imprese eroiche, un vero orgoglio della montagna lombarda.
Stefano Zazzi
Presidente Comitato Lombardo
Parco Nazionale dello Stelvio
pag. 5 | Presentazione |
pag. 7 | INQUADRAMENTO STORICO |
pag. 23 | L’ARCHITETTURA MILITARE |
pag. 93 | L’ORGANIZZAZIONE DIFENSIVA |
pag. 107 | I SITI RISTRUTTURATI |
pag. 113 | LA DISTRIBUZIONE SUL TERRITORIO |
pag. 130 | Cartina |
pag. 132 | Appendice |
pag. 135 | Bibliografia |
Volume 1 e 2
Libro disponibile per l’acquisto online e presso le biglietterie del Museo della Guerra Bianca in Adamello (Temù BS) e del Forte Montecchio Nord (Colico LC).
“…andiamo in Val Camonica”, “…andiamo in villeggiatura” erano espressioni scherzose che ricorrevano tra i soldati italiani inviati sul fronte Camuno della Grande Guerra. Non certo per mancanza di rispetto dei luoghi, che, in realtà, incutevano paura per il freddo, per le valanghe, per le rocce strapiombanti, ma perché il fronte d’alta quota dava loro maggior garanzia di sopravvivenza, specialmente se confrontato con le cruentissime battaglie degli altipiani e le sterminate carneficine del Carso. Certo, le stime parlavano chiaro, ma realmente nessuno prima d’ora aveva affrontato in modo sistematico la ricerca del numero di quanti realmente furono i caduti della Grande Guerra nel settore Camuno.
Grazie alla instancabile voglia di sapere e, soprattutto, di riportare alla luce frammenti più o meno grandi della storia che da sempre caratterizza i membri della nostra Associazione, non solo è stata completata la conta dei “numeri” dei caduti (di per sé totalmente sterili) ma, grazie a meticolose ed estenuanti ricerche in decine di archivi pubblici e privati, sono stati trovati i nomi di quasi tutti questi caduti, sono stati trovati i luoghi delle loro sepolture, molti dei loro volti, molte vicende personali che portarono alla loro morte.
Protagonisti di questo immenso lavoro di ricerca e di verifica tra le diverse fonti sono Walter Belotti, presidente del Museo e amico di lunga data, i preparatissimi soci Mauro Ezio Cavalleri e Amerigo Pedrotti e l’instancabile Massimo Peloia che hanno dedicato quasi tre anni di costante lavoro per regalare a tutti noi, oggi, questo corposo libro in due volumi.
In un tempo particolarmente difficile per tutti noi (per i posteri scriviamo che dall’inizio dell’anno l’Italia, l’Europa e il mondo intero hanno vissuto e vivono la tragica emergenza sanitaria provocata dalla pandemia da COVID-19) le già cronicamente scarse risorse economiche a disposizione delle istituzioni culturali sono state ulteriormente ridotte dalla crisi economica, pertanto la pubblicazione di questo libro è realmente uno sforzo immenso per il Museo della Guerra Bianca in Adamello, ma sono convinto che non si potesse più attendere nel divulgare questa ricerca.
Nel volume sono descritti con dovizia di particolari i cimiteri militari (o civili con sezioni militari) della Valle Camonica che ospitarono i caduti italiani e austriaci del fronte dell’Adamello. Di tali cimiteri è riportata la storia dalla costruzione alla loro dismissione, la disposizione dei caduti e le successive esumazioni. La maggior parte di questi cimiteri è nel tempo scomparsa a seguito del riutilizzo dei terreni, di altri sono evidenziate le lievi tracce rimaste, altri li possiamo ancora vedere quasi nella loro forma originaria. Oltre a restituire la storia dei luoghi e dei soldati ivi sepolti, elemento di grande valore nel volume è l’apparato iconografico di schemi e fotografie d’epoca, per lo più inedite, dei cimiteri con i loro semplici dettagli architettonici, delle croci, degli uomini caduti o in mesto ricordo di compagni scomparsi.
Tra le tante fotografie mi piace evidenziare quella del portale d’ingresso di uno dei cimiteri militari di Ponte di Legno, quello sito in località Sumanì, sul cui architrave è posta un’iscrizione recante un verso tratto da “Dei Sepolcri” di Ugo Foscolo:
«A egregie cose il forte animo accendono’urne dei forti».
A egregie cose il forte animo accendono
L’urne de’ forti, o Pindemonte; e bella
E santa fanno al peregrin la terra
Che le ricetta.
È risaputo che con questo carme Foscolo voleva, tra i vari richiami alla realtà di quell’epoca, elevare il semplice e antico rito della sepoltura a una memoria perenne e indelebile del sepolto, non solo come tomba sulla quale poter pregare o piangere, ma anche come luogo sacro a rendere eterne le gesta di colui che giaceva sotto terra.
Grazie alla ricerca svolta sono stati identificati ben 2.296 soldati e operai militarizzati caduti sulle montagne della Valle Camonica: il doppio di quelli che le stime sinora fatte avevano indicato. E 2.296 non è solo un numero: sono altrettante singole storie di uomini, moltissimi dei quali molto giovani, travolti dal turbine della guerra e che, accomunati nella morte, questo lavoro ricorda uno per uno. In qualche misura anche questo libro ha il medesimo nobile scopo indicato dal Foscolo: dare eterna memoria a quei morti e a quei luoghi sacri di cui oggi, per lo più, resta poco o nulla di visibile. Questo è lo spirito che da sempre anima l’attività del Museo della Guerra Bianca e anche la sua attuale collocazione, forse, è frutto di un particolare gioco del destino: il Museo sorge infatti sul terreno dove era stato realizzato il cimitero militare di Temù, definendo così un legame strettissimo tra allora e oggi per garantire la memoria di quei tragici eventi.
Gli autori di questo libro dunque, oltre a realizzare un punto fermo nella ricerca storiografica sulla Grande Guerra in Valle Camonica, ci mandano un messaggio importante attraverso il quale guardare i luoghi descritti con gli occhi del tempo per comprendere la profonda necessità di ricordarli e rispettarli al pari di ogni uomo che lì vi fu sepolto.
Indice generale dell’opera |
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VOLUME 1 |
pag. 7 Ringraziamenti |
pag. 11 Indice generale |
pag. 17 Prefazione |
pag. 21 Introduzione |
pag. 23 Avvertenze |
pag. 25 Referenze iconografiche |
CAPITOLO 1 |
pag. 29 Evoluzione delle sepolture militari a ridosso e nelle retrovie del fronte di Valle Camonica |
appendice al capitolo 1 |
pag. 67 - La Società di Solferino e San Martino |
pag. 73 - Il cappellano militare don Antonio Aimale |
pag. 80 - I regolamenti per il trasporto gratuito delle salme dei caduti |
CAPITOLO 2 |
pag. 87 Il cimitero militare di Conca Serodine |
appendice al capitolo 2 |
pag. 97 - Il sottotenente Luciano Albertoletti |
pag. 99 - Il tenente cappellano don Giuseppe Canova. Tre anni con gli alpini del Battaglione Valcamonica |
pag. 106 - La Lawine Expedition. L’attacco austro-ungarico del 13 giugno 1918 al Passo del Tonale |
pag. 130 - Le medaglie concesse ai caduti di Cima Cadì |
pag. 133 - I militari austro-ungarici sepolti a Conca Serodine |
pag. 134 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare di Conca Serodine |
CAPITOLO 3 |
pag. 137 Il cimitero militare di Passo del Tonale (Faita) |
appendice al capitolo 3 |
pag. 144 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare di Passo del Tonale (Faita) |
CAPITOLO 4 |
pag. 147 I cimiteri militari di Ponte di Legno |
appendice al capitolo 4 |
pag. 185 - Padre Reginaldo Giuliani e le due cappelle costruite a ridosso delle prime linee del Tonale dai fanti |
del 55° Reggimento |
pag. 203 - La tragedia del Battaglione Pallanza |
pag. 220 - Il sergente Ernesto Taborelli, un comasco illustre |
pag. 222 - I condannati alla fucilazione |
pag. 231 - La lapide dell’8° Reggimento Fanteria nel cimitero civile di Ponte di Legno |
pag. 237 - Una singolare intitolazione di “piazza” |
pag. 240 - Elenco dei caduti sepolti nei cimiteri di Ponte di Legno |
CAPITOLO 5 |
pag. 267 I cimiteri militari di Pezzo |
appendice al capitolo 5 |
pag. 283 - La fucilazione del caporale Antonio Bellotti |
pag. 288 - Elenco dei caduti sepolti nei cimiteri di Pezzo |
CAPITOLO 6 |
pag. 295 Il cimitero militare di Case di Viso |
appendice al capitolo 6 |
pag. 313 - Il tenente Luigi Ferraris |
pag. 317 - Il tenente Pier Giacinto Paribelli |
pag. 321 - La chiesetta di Case di Viso |
pag. 326 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare di Case di Viso |
CAPITOLO 7 |
pag. 331 Il cimitero militare di Temù |
appendice al capitolo 7 |
pag. 331 - Malga Caldea, 8 marzo 1916: dal “Taci tu, capraio” alla sciagura della valanga |
pag. 353 - L’avventuroso “furto” della salma del sottotenente Angelo Ferrari |
pag. 374 - I fratelli Natale (Nino) e Attilio Calvi |
pag. 388 - Scherzi di guerra: il lugubre canto di benvenuto |
pag. 390 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare di Temù |
CAPITOLO 8 |
pag. 399 Il cimitero militare di Val d’Avio |
appendice al capitolo 9 |
pag. 433 - Arte e fede della Guerra Bianca. La speciale storia di una chiesetta ai piedi dell’Adamello |
pag. 471 - Il tenente d’artiglieria Effisio Vasconi |
pag. 478 - Precisazioni sui nomi dei nove soldati morti sotto la valanga di Malga Lavedole |
pag. 480 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare di Val d’Avio |
VOLUME 2 |
CAPITOLO 9 |
pag. 495 I cimiteri militari di Stadolina |
appendice al capitolo 9 |
pag. 507 - La grande pandemia influenzale. Il mondo nella morsa della “spagnola”: una strage nella strage |
pag. 518 - Don Domenico Bellavita, il cappellano militare dell’Ospedaletto di Stadolina: vittima della |
“spagnola” |
pag. 522 - Elenco dei caduti sepolti nei cimiteri di Stadolina |
CAPITOLO 10 |
pag. 529 Le sepolture militari nel cimitero civile di Edolo |
appendice al capitolo 10 |
pag. 553 - La guerra vissuta dalle suore di Maria Bambina |
pag. 557 - Note biografiche sul maggiore medico Lodovico Castelnovi |
pag. 563 - I Chasseurs alpins a Edolo |
pag. 566 - I “dimenticati” del cimitero di Monno |
pag. 568 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Edolo |
CAPITOLO 11 |
pag. 607 Le sepolture nel cimitero civile di Malonno |
appendice al capitolo 11 |
pag. 615 - San Riccardo Pampuri, sergente di Sanità a Malonno |
pag. 618 - Elenco dei caduti sepolti nei cimiteri di Malonno e del soldato sepolto a Sonico |
CAPITOLO 12 |
pag. 621 Le sepolture militari nei cimiteri civili di Cedegolo e di Grevo |
appendice al capitolo 12 |
pag. 647 - Da Cedegolo al Lago d’Arno: testimonianze di un sistema di trasporto atipico |
pag. 655 - Elenco dei caduti sepolti nei cimiteri civili di Cedegolo e di Grevo |
CAPITOLO 13 |
pag. 665 Il cimitero militare di Isola |
appendice al capitolo 13 |
pag. 681 - Il fallito tentativo di sabotaggio agli impianti idroelettrici del Lago d’Arno |
pag. 687 - La Caserma Campellio e la tragica valanga del 3 aprile 1916 |
pag. 699 - Dinamiche di quattro luttuosi infortuni in Alta Valsaviore |
pag. 708 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare di Isola |
CAPITOLO 14 |
pag. 717 I militari sepolti nei cimiteri civili della media e bassa Valle Camonica: |
Capo di Ponte - Niardo - Breno - Esine - Darfo - Pisogne |
appendice al capitolo 14 |
pag. 754 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Capo di Ponte |
pag. 754 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Niardo |
pag. 758 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Breno |
pag. 762 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Esine |
pag. 762 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Darfo |
pag. 764 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Pisogne |
CAPITOLO 15 |
pag. 769 Il cimitero militare del Mandrone |
appendice al capitolo 15 |
pag. 782 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare del Mandrone |
CAPITOLO 16 |
pag. 785 I cimiteri militari austro-ungarici sul versante trentino del Tonale |
CAPITOLO 17 |
pag. 809 I caduti senza sepoltura in alta montagna. Rinvenimenti e recuperi dal primo dopoguerra a oggi |
appendice al capitolo 17 |
pag. 845 - Il capitano Carlo Svampa |
pag. 848 - Elenco dei caduti con sepoltura ignota e tombe sparse |
CAPITOLO 18 |
pag. 857 Il Sacrario Militare al Passo del Tonale |
appendice al capitolo 18 |
pag. 863 - “Noi avremmo preferito che i Morti non si fossero più toccati”. |
La struggente riflessione di un ex combattente dell’Adamello sulle dismissioni dei cimiteri di guerra |
pag. 891 - Bibliografia |
pag. 897 - Il Museo della Guerra Bianca in Adamello |