Il Museo della Guerra Bianca in Adamello mette a disposizione dei propri utenti un servizio libreria con ordinazione on-line dove reperire libri, materiali multimediali e altri oggetti relativi alla Guerra Bianca, al suo territorio ed al suo contesto storico, paesaggistico ed ambientale.
Le pubblicazioni proposte, alcune realizzate in proprio dal Museo, sono spesso difficili da reperire altrove, salvo presso alcune librerie specializzate.
n occasione del cinquantesimo anniversario dalla fondazione e prima apertura del Museo della Guerra Bianca in Adamello (1974-2024) viene pubblicata questa opera che ripercorre tutta la storia del Museo, le principali attività di recupero, valorizzazione e studio. Contiene anche il catalogo dettagliato dell'esposizione permanente e molteplici immagini sia storiche sia attuali che contribuiscono all'arricchimento dell'opera.
Indice generale dell’opera |
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Prefazione Introduzione |
IL MUSEO L’ideatore La prima esposizione La nascita dell’associazione Il Museo prende forma Il nuovo statuto La nuova sede espositiva Il percorso espositivo 1914-1918 il mondo in guerra La Guerra Bianca Sopravvivenza e permanenza in alta quota Artiglieria in alta quota I trasporti sul fronte della Guerra Bianca Combattere sul fronte della Guerra Bianca Arte e fede nella Guerra Bianca Il costo della guerra 1974-2024 CINQUANT’ANNI DI ATTIVITÀ SUL TERRITORIO E PER IL TERRITORIO Recupero e valorizzazione beni della Guerra Bianca Per non dimenticare: ricerca, cultura, iniziative Gestione e valorizzazione di siti storici: i forti di Colico Collaborazione con Enti e accrediti Pubblicazioni del Museo |
LE POSIZIONI ALTISSIME NEL GRUPPO DELL’ORTLER 1915 – 1917
Cenni sulle occupazioni e sulle sistemazioni di alta montagna
Libro disponibile per l’acquisto online e presso le biglietterie del Museo della Guerra Bianca in Adamello (Temù BS) e del Forte Montecchio Nord (Colico LC).
Il testo completo del generale Lorenzo Barco, all’epoca dei fatti comandante del Sottosettore Valtellina, tra il Passo dello Stelvio e il Corno dei Tre Signori, viene riportato alla luce dagli archivi proprio in occasione del centenario della Grande Guerra. Contrariamente ad altri documenti simili, esso non tratta argomenti propriamente bellici, non descrive battaglie od operazioni militari, ma è una testimonianza inedita delle nuove regole imposte in questo tratto del fronte sotto il profilo logistico.
Fu la Guerra Bianca, combattuta ad altezze superiori ai 3500 metri in condizioni ambientali estreme, a imporre queste nuove regole, mai prima applicate da un esercito combattente. Vengono qui descritte le modalità di occupazione permanente di altissime quote, lo studio degli itinerari di ascesa, il trasporto dei materiali necessari per vivere e per combattere; in sostanza la vita cui furono costretti centinaia di uomini per oltre tre anni.
Ma il pregio maggiore dell’opera è probabilmente quello di unire alle parole le immagini di oltre cento fotografie scattate all’epoca dei fatti da parte di alcuni Ufficiali distaccati in alta Val Zebrù.
Indice generale |
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Presentazione – pag. 7 |
Premessa – pag. 9 |
CAPITOLO I: La guerra in alta Valtellina – pag. 11 |
CAPITOLO II: I documenti del generale Barco – pag. 23 |
La monografia – pag. 27 |
L’album fotografico – pag. 67 |
Appendice – pag. 167 |
Bibliografia – pag. 179 |
Prezzo: euro 50,00
Libro disponibile per l’acquisto online e presso le biglietterie del Museo della Guerra Bianca in Adamello (Temù BS) e del Forte Montecchio Nord (Colico LC).
Questo giovane allievo ufficiale austriaco rispecchia lo spirito che, specie all’inizio della Grande Guerra, animava i vari eserciti contendenti.
Anche se quei giovani venivano strappati dai loro affetti e dalle loro attività, i soldati, soprattutto le giovani reclute potevano sentirsi spinte verso il nuovo, verso possibili radicali mutamenti a livello internazionale che avrebbero favorito la propria Patria.
Egon Ogriseg, il giovane cadetto austriaco, di cui si parla, apparteneva a quell’Armata imperiale austro-ungarica, dove gli Austriaci erano una minoranza. Si sentiva quindi, come austriaco, maggiormente convinto ed animato a compiere per il Kaiser ed il vasto Impero, di cui si sentiva orgogliosamente suddito, il proprio dovere anche in modo eroico. Come tutti i soldati in tempo di guerra, lontani dalle proprie famiglie e dalle comunità di appartenenza, anche Egon ha momenti, in cui prevalgono nostalgia e tristezza.
Ma sono momenti passeggeri!
La certezza di poter un giorno ritornare nella sua Stiria, con l’orgoglio e l’entusiasmo di aver fatto pienamente il suo dovere e di poter rivedere tutto il mondo a lui caro, che anche egli ha contribuito a difendere, gli permettono di mantenere saldamente il suo impegno di soldato e di patriota convinto. Si, perché prima di tutto, prima di godere al pensiero del ritorno, è nella sua Patria che crede fermamente e nel contempo nella vittoria finale che sente sempre vicina e che una Patria così da lui tanto amata e rispettata, gli deve assicurare.
Ogriseg vive continuamente nel presente, superando ogni disagio ed ogni sacrificio che la guerra gli procura ogni giorno, certo con i disagi e i sacrifici sopportati con i commilitoni, si sarebbe raggiunta sicuramente la sospirata vittoria.
Così erano animati molti combattenti dei vari eserciti contendenti.
L’educazione familiare, la scuola, la propaganda, e tante altre singole o personali situazioni avevano formato dei giovani pronti anche a morire, se questo fosse stato loro richiesto. Visitando i Cimiteri Militari, si rimane sempre profondamente colpiti, soprattutto quando si nota la giovane età di molti Caduti.
Vite stroncate nel fiore degli anni, sogni e progetti svaniti, mamme, spose, fidanzate avvolte nel profondo incolmabile dolore, orfani indifesi.
Cosa ci direbbero oggi quei giovani lì sepolti, se ci potessero parlare?
Se si pensa poi ai Caduti che hanno potuto avere la pietà di una sepoltura e che sono morti senza una parola di conforto!
Egon ed il suo mondo di allora ci sembrano istintivamente lontani.
Questa pregevole pubblicazione con la storia del cadetto Egon Ogriseg ci deve far riflettere.
Le tristi vicende dei Caduti e delle Vittime civili della guerra ci devono convincere sull’importanza e la necessità di testimoniare e di difendere ogni giorno la Pace.
pag. 6 | Introduzione (del Vice Console On. Mario Eichta) |
pag. 9 | Presentazione (di Vittorio Martinelli) |
pag. 23 | L’“Offensiva di Primavera” – “Strafexpedition” Cenni (di Vittorio Martinelli) |
pag. 78 | DIARIO DI EGON OGRISEG Alfiere Imperial Regio |
pag. 79 | Nota del traduttore in lingua tedesca (di Giacomo F. Maturi) |
pag. 216 | Note al diario (di Vittorio Martinelli, Siro Offelli e Mario Eichta) |
pag. 244 | bibliografia essenziale sulla Strafexpedition |
pag. 245 | Appendice – Comando 1a Armata – Ufficio Informazioni – Monografia N. 2 Altopiano di Lavarone e Luserna pag. |
pag. 246 | Ringraziamenti |
pag. 265 | Referenze fotografiche – Fonti dei documenti |
pag. 267 | Sommario |
Prezzo: euro 8,00
Libro disponibile per l’acquisto online e presso le biglietterie del Museo della Guerra Bianca in Adamello (Temù BS) e del Forte Montecchio Nord (Colico LC).
Le vallate alpine presentano caratteri esclusivi che, nella varietà dei paesaggi, le ricchezze naturalistiche, la tipologia degli insediamenti e l’identità culturale dei residenti, le distinguono tra loro in modo evidente. E in ogni valle vi sono persone che meglio di altre sanno conoscere, capire e poi divulgare i caratteri delle loro montagne. Vi è tra esse una propensione innata, una passione forte per il territorio in cui vivono e indagano attraverso sopralluoghi, ricerche, escursioni, condotte in ogni stagione dell’anno. Ritengo in questo modo vada inquadrata la figura di Walter Belotti, cultore appassionato dell’Alta Valcamonica. Ebbi inizialmente occasione di leggere un suo lavoro”Malghe e alpeggi” che fu pubblicato a Milano nel 1989, un vero e proprio inventario di queste strutture contadine nei comuni, compresi tra Edolo e Ponte di Legno. Successivamente, ho potuto approfondire questi temi, a me particolarmente cari, nelle monografie dedicate alla Val Grande, alla Val Canè, alle valli di Viso e delle Messi. Sono le valli camune del settore lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio di cui l’autore ci presenta qui il ricco apparato storico-architettonico, a memoria della Grande Guerra.
La materia è trattata organicamente ed è ben inquadrata nella sua distribuzione territoriale e nelle tipologie costruttive e vengono illustrati alcuni manufatti oggetto di opere recenti di recupero e restauro. Basta sfogliare queste pagine e mettersi in cammino lungo i tre itinerari proposti da Belotti per scoprire il mosaico delle fortificazioni, l’estensione delle trincee, i paesaggi splenditi che si susseguono accostandosi alle cime. Vecchie fotografie un po’ tormentate e immagini recenti accompagnano la lettura e spesso “parlano” esse stesse: significativa e direi simbolica di questa terra l’istantanea della genzianella bavarese che sbuca tra il filo spinato della guerra. La rinnovata gestione dello “Stelvio” accoglie con entusiasmo questa iniziativa nella collana delle “Monografie del Parco”, mirate alla valorizzazione e alla promozione dell’area tutelata e si rivolge principalmente alle nuove generazioni, affinché rispettino e prendano a cuore queste grandi testimonianze, segno ancora tangibile di imprese eroiche, un vero orgoglio della montagna lombarda.
Stefano Zazzi
Presidente Comitato Lombardo
Parco Nazionale dello Stelvio
pag. 5 | Presentazione |
pag. 7 | INQUADRAMENTO STORICO |
pag. 23 | L’ARCHITETTURA MILITARE |
pag. 93 | L’ORGANIZZAZIONE DIFENSIVA |
pag. 107 | I SITI RISTRUTTURATI |
pag. 113 | LA DISTRIBUZIONE SUL TERRITORIO |
pag. 130 | Cartina |
pag. 132 | Appendice |
pag. 135 | Bibliografia |
Volume 1 e 2
Libro disponibile per l’acquisto online e presso le biglietterie del Museo della Guerra Bianca in Adamello (Temù BS) e del Forte Montecchio Nord (Colico LC).
“…andiamo in Val Camonica”, “…andiamo in villeggiatura” erano espressioni scherzose che ricorrevano tra i soldati italiani inviati sul fronte Camuno della Grande Guerra. Non certo per mancanza di rispetto dei luoghi, che, in realtà, incutevano paura per il freddo, per le valanghe, per le rocce strapiombanti, ma perché il fronte d’alta quota dava loro maggior garanzia di sopravvivenza, specialmente se confrontato con le cruentissime battaglie degli altipiani e le sterminate carneficine del Carso. Certo, le stime parlavano chiaro, ma realmente nessuno prima d’ora aveva affrontato in modo sistematico la ricerca del numero di quanti realmente furono i caduti della Grande Guerra nel settore Camuno.
Grazie alla instancabile voglia di sapere e, soprattutto, di riportare alla luce frammenti più o meno grandi della storia che da sempre caratterizza i membri della nostra Associazione, non solo è stata completata la conta dei “numeri” dei caduti (di per sé totalmente sterili) ma, grazie a meticolose ed estenuanti ricerche in decine di archivi pubblici e privati, sono stati trovati i nomi di quasi tutti questi caduti, sono stati trovati i luoghi delle loro sepolture, molti dei loro volti, molte vicende personali che portarono alla loro morte.
Protagonisti di questo immenso lavoro di ricerca e di verifica tra le diverse fonti sono Walter Belotti, presidente del Museo e amico di lunga data, i preparatissimi soci Mauro Ezio Cavalleri e Amerigo Pedrotti e l’instancabile Massimo Peloia che hanno dedicato quasi tre anni di costante lavoro per regalare a tutti noi, oggi, questo corposo libro in due volumi.
In un tempo particolarmente difficile per tutti noi (per i posteri scriviamo che dall’inizio dell’anno l’Italia, l’Europa e il mondo intero hanno vissuto e vivono la tragica emergenza sanitaria provocata dalla pandemia da COVID-19) le già cronicamente scarse risorse economiche a disposizione delle istituzioni culturali sono state ulteriormente ridotte dalla crisi economica, pertanto la pubblicazione di questo libro è realmente uno sforzo immenso per il Museo della Guerra Bianca in Adamello, ma sono convinto che non si potesse più attendere nel divulgare questa ricerca.
Nel volume sono descritti con dovizia di particolari i cimiteri militari (o civili con sezioni militari) della Valle Camonica che ospitarono i caduti italiani e austriaci del fronte dell’Adamello. Di tali cimiteri è riportata la storia dalla costruzione alla loro dismissione, la disposizione dei caduti e le successive esumazioni. La maggior parte di questi cimiteri è nel tempo scomparsa a seguito del riutilizzo dei terreni, di altri sono evidenziate le lievi tracce rimaste, altri li possiamo ancora vedere quasi nella loro forma originaria. Oltre a restituire la storia dei luoghi e dei soldati ivi sepolti, elemento di grande valore nel volume è l’apparato iconografico di schemi e fotografie d’epoca, per lo più inedite, dei cimiteri con i loro semplici dettagli architettonici, delle croci, degli uomini caduti o in mesto ricordo di compagni scomparsi.
Tra le tante fotografie mi piace evidenziare quella del portale d’ingresso di uno dei cimiteri militari di Ponte di Legno, quello sito in località Sumanì, sul cui architrave è posta un’iscrizione recante un verso tratto da “Dei Sepolcri” di Ugo Foscolo:
«A egregie cose il forte animo accendono’urne dei forti».
A egregie cose il forte animo accendono
L’urne de’ forti, o Pindemonte; e bella
E santa fanno al peregrin la terra
Che le ricetta.
È risaputo che con questo carme Foscolo voleva, tra i vari richiami alla realtà di quell’epoca, elevare il semplice e antico rito della sepoltura a una memoria perenne e indelebile del sepolto, non solo come tomba sulla quale poter pregare o piangere, ma anche come luogo sacro a rendere eterne le gesta di colui che giaceva sotto terra.
Grazie alla ricerca svolta sono stati identificati ben 2.296 soldati e operai militarizzati caduti sulle montagne della Valle Camonica: il doppio di quelli che le stime sinora fatte avevano indicato. E 2.296 non è solo un numero: sono altrettante singole storie di uomini, moltissimi dei quali molto giovani, travolti dal turbine della guerra e che, accomunati nella morte, questo lavoro ricorda uno per uno. In qualche misura anche questo libro ha il medesimo nobile scopo indicato dal Foscolo: dare eterna memoria a quei morti e a quei luoghi sacri di cui oggi, per lo più, resta poco o nulla di visibile. Questo è lo spirito che da sempre anima l’attività del Museo della Guerra Bianca e anche la sua attuale collocazione, forse, è frutto di un particolare gioco del destino: il Museo sorge infatti sul terreno dove era stato realizzato il cimitero militare di Temù, definendo così un legame strettissimo tra allora e oggi per garantire la memoria di quei tragici eventi.
Gli autori di questo libro dunque, oltre a realizzare un punto fermo nella ricerca storiografica sulla Grande Guerra in Valle Camonica, ci mandano un messaggio importante attraverso il quale guardare i luoghi descritti con gli occhi del tempo per comprendere la profonda necessità di ricordarli e rispettarli al pari di ogni uomo che lì vi fu sepolto.
Indice generale dell’opera |
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VOLUME 1 |
pag. 7 Ringraziamenti |
pag. 11 Indice generale |
pag. 17 Prefazione |
pag. 21 Introduzione |
pag. 23 Avvertenze |
pag. 25 Referenze iconografiche |
CAPITOLO 1 |
pag. 29 Evoluzione delle sepolture militari a ridosso e nelle retrovie del fronte di Valle Camonica |
appendice al capitolo 1 |
pag. 67 - La Società di Solferino e San Martino |
pag. 73 - Il cappellano militare don Antonio Aimale |
pag. 80 - I regolamenti per il trasporto gratuito delle salme dei caduti |
CAPITOLO 2 |
pag. 87 Il cimitero militare di Conca Serodine |
appendice al capitolo 2 |
pag. 97 - Il sottotenente Luciano Albertoletti |
pag. 99 - Il tenente cappellano don Giuseppe Canova. Tre anni con gli alpini del Battaglione Valcamonica |
pag. 106 - La Lawine Expedition. L’attacco austro-ungarico del 13 giugno 1918 al Passo del Tonale |
pag. 130 - Le medaglie concesse ai caduti di Cima Cadì |
pag. 133 - I militari austro-ungarici sepolti a Conca Serodine |
pag. 134 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare di Conca Serodine |
CAPITOLO 3 |
pag. 137 Il cimitero militare di Passo del Tonale (Faita) |
appendice al capitolo 3 |
pag. 144 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare di Passo del Tonale (Faita) |
CAPITOLO 4 |
pag. 147 I cimiteri militari di Ponte di Legno |
appendice al capitolo 4 |
pag. 185 - Padre Reginaldo Giuliani e le due cappelle costruite a ridosso delle prime linee del Tonale dai fanti |
del 55° Reggimento |
pag. 203 - La tragedia del Battaglione Pallanza |
pag. 220 - Il sergente Ernesto Taborelli, un comasco illustre |
pag. 222 - I condannati alla fucilazione |
pag. 231 - La lapide dell’8° Reggimento Fanteria nel cimitero civile di Ponte di Legno |
pag. 237 - Una singolare intitolazione di “piazza” |
pag. 240 - Elenco dei caduti sepolti nei cimiteri di Ponte di Legno |
CAPITOLO 5 |
pag. 267 I cimiteri militari di Pezzo |
appendice al capitolo 5 |
pag. 283 - La fucilazione del caporale Antonio Bellotti |
pag. 288 - Elenco dei caduti sepolti nei cimiteri di Pezzo |
CAPITOLO 6 |
pag. 295 Il cimitero militare di Case di Viso |
appendice al capitolo 6 |
pag. 313 - Il tenente Luigi Ferraris |
pag. 317 - Il tenente Pier Giacinto Paribelli |
pag. 321 - La chiesetta di Case di Viso |
pag. 326 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare di Case di Viso |
CAPITOLO 7 |
pag. 331 Il cimitero militare di Temù |
appendice al capitolo 7 |
pag. 331 - Malga Caldea, 8 marzo 1916: dal “Taci tu, capraio” alla sciagura della valanga |
pag. 353 - L’avventuroso “furto” della salma del sottotenente Angelo Ferrari |
pag. 374 - I fratelli Natale (Nino) e Attilio Calvi |
pag. 388 - Scherzi di guerra: il lugubre canto di benvenuto |
pag. 390 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare di Temù |
CAPITOLO 8 |
pag. 399 Il cimitero militare di Val d’Avio |
appendice al capitolo 9 |
pag. 433 - Arte e fede della Guerra Bianca. La speciale storia di una chiesetta ai piedi dell’Adamello |
pag. 471 - Il tenente d’artiglieria Effisio Vasconi |
pag. 478 - Precisazioni sui nomi dei nove soldati morti sotto la valanga di Malga Lavedole |
pag. 480 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare di Val d’Avio |
VOLUME 2 |
CAPITOLO 9 |
pag. 495 I cimiteri militari di Stadolina |
appendice al capitolo 9 |
pag. 507 - La grande pandemia influenzale. Il mondo nella morsa della “spagnola”: una strage nella strage |
pag. 518 - Don Domenico Bellavita, il cappellano militare dell’Ospedaletto di Stadolina: vittima della |
“spagnola” |
pag. 522 - Elenco dei caduti sepolti nei cimiteri di Stadolina |
CAPITOLO 10 |
pag. 529 Le sepolture militari nel cimitero civile di Edolo |
appendice al capitolo 10 |
pag. 553 - La guerra vissuta dalle suore di Maria Bambina |
pag. 557 - Note biografiche sul maggiore medico Lodovico Castelnovi |
pag. 563 - I Chasseurs alpins a Edolo |
pag. 566 - I “dimenticati” del cimitero di Monno |
pag. 568 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Edolo |
CAPITOLO 11 |
pag. 607 Le sepolture nel cimitero civile di Malonno |
appendice al capitolo 11 |
pag. 615 - San Riccardo Pampuri, sergente di Sanità a Malonno |
pag. 618 - Elenco dei caduti sepolti nei cimiteri di Malonno e del soldato sepolto a Sonico |
CAPITOLO 12 |
pag. 621 Le sepolture militari nei cimiteri civili di Cedegolo e di Grevo |
appendice al capitolo 12 |
pag. 647 - Da Cedegolo al Lago d’Arno: testimonianze di un sistema di trasporto atipico |
pag. 655 - Elenco dei caduti sepolti nei cimiteri civili di Cedegolo e di Grevo |
CAPITOLO 13 |
pag. 665 Il cimitero militare di Isola |
appendice al capitolo 13 |
pag. 681 - Il fallito tentativo di sabotaggio agli impianti idroelettrici del Lago d’Arno |
pag. 687 - La Caserma Campellio e la tragica valanga del 3 aprile 1916 |
pag. 699 - Dinamiche di quattro luttuosi infortuni in Alta Valsaviore |
pag. 708 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare di Isola |
CAPITOLO 14 |
pag. 717 I militari sepolti nei cimiteri civili della media e bassa Valle Camonica: |
Capo di Ponte - Niardo - Breno - Esine - Darfo - Pisogne |
appendice al capitolo 14 |
pag. 754 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Capo di Ponte |
pag. 754 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Niardo |
pag. 758 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Breno |
pag. 762 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Esine |
pag. 762 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Darfo |
pag. 764 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero civile di Pisogne |
CAPITOLO 15 |
pag. 769 Il cimitero militare del Mandrone |
appendice al capitolo 15 |
pag. 782 - Elenco dei caduti sepolti nel cimitero militare del Mandrone |
CAPITOLO 16 |
pag. 785 I cimiteri militari austro-ungarici sul versante trentino del Tonale |
CAPITOLO 17 |
pag. 809 I caduti senza sepoltura in alta montagna. Rinvenimenti e recuperi dal primo dopoguerra a oggi |
appendice al capitolo 17 |
pag. 845 - Il capitano Carlo Svampa |
pag. 848 - Elenco dei caduti con sepoltura ignota e tombe sparse |
CAPITOLO 18 |
pag. 857 Il Sacrario Militare al Passo del Tonale |
appendice al capitolo 18 |
pag. 863 - “Noi avremmo preferito che i Morti non si fossero più toccati”. |
La struggente riflessione di un ex combattente dell’Adamello sulle dismissioni dei cimiteri di guerra |
pag. 891 - Bibliografia |
pag. 897 - Il Museo della Guerra Bianca in Adamello |
Il bombardamento di Ponte di Legno. 27 Settembre 1917
Libro disponibile per l’acquisto online e presso le biglietterie del Museo della Guerra Bianca in Adamello (Temù BS).
Opuscolo fotografico composto da una settantina di immagini d’epoca, realizzato in concomitanza dell’omonima mostra "A ferro e fuoco - Il bombardamento di Ponte di Legno, 27 settembre 1917" allestita presso la sala delle esposizioni temporanee del Museo della Guerra Bianca in Adamello nei mesi di luglio-dicembre 2017.
Con questa mostra e pubblicazione il Museo ha voluto ricordare il centenario dei tragici eventi che hanno visto come sfortunata protagonista la comunità di Ponte di Legno, un paese alpino dell’Alta Valle Camonica, in provincia di Brescia, durante la Grande Guerra situato a ridosso delle prime linee del fronte Tonale-Adamello.
1917-1918 Il ripiegamento al Grappa e la prigionia in Austria nelle memorie di un alpino dalignese del battaglione Valcamonica
Libro disponibile per l’acquisto online e presso le biglietterie del Museo della Guerra Bianca in Adamello (Temù BS) e del Forte Montecchio Nord (Colico LC).
Ancora dopo cento anni dalla Prima Guerra Mondiale una nuova testimonianza infrange il muro del silenzio e si unisce alle ritrovate voci di un coro che la costruzione del mito della “Vittoria” aveva per troppi decenni soffocato. Sono le voci dei prigionieri di guerra italiani, riemerse dalla polvere di vecchi archivi, cantine e soffitte a ricordarci i risvolti ancora poco noti di una guerra vissuta al termine della battaglia, lontana dal fronte guerreggiato ma in casa del “nemico” e per questo non meno sofferta né priva di epiloghi luttuosi. Quella racchiusa in Quando il buon Dio volle… è la testimonianza dell’alpino Amerigo Maroni, un muratore originario di Villa d’Allegno, nelle montagne bresciane, caporale maggiore nella 252ª Compagnia del Battaglione Valcamonica. Anch’egli, infatti, come tanti altri reduci, nei mesi successivi alla conclusione del conflitto ha affidato alle pagine di un quaderno i ricordi per lui più significativi della propria parentesi militare, nel suo caso focalizzati sul momento più difficile: la prigionia. Un quaderno – rinvenuto da un pronipote in un baule nella soffitta della casa avita – composto di cento pagine interamente manoscritte, nelle quali Amerigo Maroni, in uno stile narrativo tipico di chi poté beneficiare della sola istruzione di scuola elementare, ha trasposto in forma quasi diaristica le vicissitudini che hanno caratterizzato i convulsi giorni del novembre 1917 con Il ripiegamento dal Lagorai al massiccio del Grappa, la cattura in battaglia sul monte Fontana Secca e l’intero anno di prigionia nelle mani degli austro-ungarici. Sono pagine in cui il freddo e la fame, le speranze e le disillusioni, i sotterfugi per sopravvivere e la gioia di piccole conquiste, le paure e la struggente malinconia per la famiglia lontana e dalla quale non si ricevono notizie per mesi, l’impotenza di fronte alla sofferenza e all’ecatombe dei compagni di sventura costituiscono il tema portante che accompagna la narrazione delle esperienze vissute in prima persona, scritte senza alcuna pretesa se non quella che lo stesso Amerigo Maroni ha, con commovente umiltà, precisato in chiusura del memoriale:
“Qui finisco le mie memorie, domandando scusa ed un begnigno compatimento à chi Leggerà questo mio manoscritto. In esso non vi è nulla di pregievole, ma fu solo per ricordo dei miei tristi giorni di prigionia. Questo manoscritto contiene la pura verità di ciò che mi è accaduto e veduto coi miei propri occhi. Nessuna voglia avevo di scrivere delle mensogne, ne di scrivere prodesse che non avevo ne compiuto ne visto. Scrissi solo i principali avvenimenti, perché se volessi narrare tutto mi ci vorrebbe di scrivere molto di più e la mia istruzione non è sufficiente per spiegare bene ogni cosa, ed il caro lettore sarà tanto buono e gentile di perdonare ogni errore che può trovare nel mio misero manoscritto.” [Amerigo Maroni]
Il volume, oltre all’importante apporto iconografico costituito da 173 immagini, 142 delle quali d’epoca, è arricchito con diversi capitoli in appendice, box e note di approfondimento e contestualizzazione, con lo stralcio del Diario Storico Militare del Battaglione Valcamonica (periodo 1-26 novembre 1917) e con le toccanti testimonianze di altri due alpini commilitoni di Amerigo Maroni nella 252ª Compagnia: Eugenio Defendente Donati di Ponte di Legno (BS) e Antonio Giuseppe Fantoni di Rovetta (BG).
pag. 7 | Ringraziamenti |
pag. 9 | Premessa |
pag. 13 | Introduzione |
pag. 21 | Avvertenze |
pag. 22 | Referenze iconografiche) |
pag. 23 | La variante del nome Americo - Amerigo |
pag. 25 | Amerigo Maroni |
PARTE PRIMA;
pag. 37 | Annotazioni di date memorabili |
pag. 43 | Ritirata |
APPENDICE 1:
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SECONDA PARTE;
pag. 103 | )(Prigionia)( |
pag. 115 | Soggiorno a St. Vittorio (Veneto). [Soggiorno a Vittorio Veneto] |
pag. 128 | Soggiorno a Braùnaù a inn ob. ost.Soggiorno a St. Vittorio (Veneto). [Soggiorno a Braunau am Inn - Oberösterreich] |
APPENDICE 2:
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Pag. 243 | Bibliografia | ||||||||||||
Pag. 247 | Indice | ||||||||||||
Pag. 249 | Il Museo della Guerra Bianca in Adamello |
Stato Maggiore della 5ª divisione di fanteria aprile / maggio 1916
Libro disponibile per l’acquisto online e presso le biglietterie del Museo della Guerra Bianca in Adamello (Temù BS) e del Forte Montecchio Nord (Colico LC).
Il volume, curato da Paolo Marini e, per la parte fotografica, da Marco Ghizzoni, John Ceruti e Walter Belotti, è la stampa integrale della relazione e, per la prima volta, di tutti gli allegati tecnici della vasta documentazione prodotta nel 1916 per la preparazione e l’esecuzione delle battaglie della primavera del 1916 condotte sull’Adamello. Il volume è frutto della collaborazione con il Museo del Risorgimento di Milano (che conserva i documenti originali) e del Museo della Guerra Bianca che ha curato la trascrizione integrale dei testi e ha realizzato l’accurata documentazione fotografica con centinaia di immagini d’epoca specificatamente inerenti i fatti d’arme citati nei testi.
Le vicende narrate dall’autore, Alberto Cavaciocchi, comandante della 5ª divisione di fanteria posizionata sul fronte lombardo della Grande Guerra, costituiscono gli episodi più emblematici della Guerra Bianca. Una guerra atipica, lontana dall’immaginario collettivo tramandato fino ai giorni nostri fatto di assalti alla baionetta con molte migliaia di uomini coinvolti. La guerra in montagna, mai prima combattuta a tali altezze, richiedeva nuove regole, nuove tattiche che gli eserciti non avevano mai applicate prima, dotandosi quindi di strumenti bellici e logistici innovativi. Tuttavia il significato più umano e profondo della “Guerra Bianca” va oltre l’aspetto militare. Esso affonda le proprie radici nello spirito e nel sacrificio degli uomini che quella guerra hanno combattuta in condizioni a volte spaventose, affrontando un nemico comune spesso molto più pericoloso delle pallottole e delle granate avversarie: riuscire cioè a sopravvivere con temperature polari fino a oltre 35 gradi sottozero, con le valanghe che seppellivano interi reparti in marcia verso le posizioni più elevate, ove gli uomini erano costretti per lunghi periodi in condizioni igieniche e sanitarie oggi inimmaginabili. È a questo sacrificio che questo testo intende ispirarsi, come testimoniato dalle paroledel suo autore nell’encomio alle truppe del 20 maggio 1916.
[…] un mesto e reverente saluto rivolgo a quelli che il piombo nemico seppe scegliere tra i migliori e che suggellarono col sacrificio della vita l’epica impresa. Nel piccolo cimitero che ne conserva le spoglie mortali ho ordinato sia posta la seguente epigrafe:
“A MEMORIA DEI PRODI CHE DAL RIFUGIO GARIBALDI, CON ARDIMENTO DEGNO DI TANTO NOME, ATTRAVERSO LE GELIDE VEDRETTE BIANCHE SOTTO L’ADAMELLO, MOSSERO INCONTRO ALLA VITTORIA E ALLA MORTE, RECANDO NELL’ANIMO INVITTO IL SACRO FUOCO DELL’AMORE DI UNA PATRIA PIU’ GRANDE”
Il generale Alberto Cavaciocchi (Torino, 1862 - 1925) riveste certamente un ruolo determinante nelle operazioni militari che videro protagonisti gli Alpini sui ghiacciai dell’Adamello nella primavera del 1916.
Nella prima parte della sua carriera militare egli ricopre ruoli con responsabilità storico/accademico presso la Scuola di Guerra e l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito.
Torna a coprire incarichi operativi già nella guerra di Libia (dove viene decorato di Medaglia d’Argento); vive il periodo di maggiore successo al comando delle truppe alpine della 5ª divisione in Valtellina e Valcamonica, promuovendo le azioni descritte in questo volume, anche grazie al contributo dei numerosi Ufficiali che lo coadiuvarono in questo nuovo modo di combattere in alta montagna, dovendo superare difficoltà mai prima sperimentate da un esercito combattente.
Conclude la sua carriera operativa sul fronte dell’Isonzo, dove al comando del IV corpo d’armata subisce l’aggiramento alle spalle per il cedimento del contiguo corpo d’armata (il XXVII del generale Badoglio) nelle tragiche giornate di Caporetto. Destituito dal generale Cadorna il 25 ottobre 1917, trascorrerà gli ultimi anni della sua vita lasciando copioso materiale di scritti, memorie e corrispondenze, volte a rivendicare un più attento esame delle proprie responsabilità effettive nei giorni dell’ottobre 1917..
La morte lo coglie improvvisamente nella sua città natale nel maggio 1925.
pag. 5 | Presentazione |
pag. 7 | Prefazione |
pag. 18 | Bibliografia |
pag. 19 | Relazione circa il combattimento del 12 aprile 1916 |
pag. 33 | Fascicolo Allegati annessi alla Relazione (A-M) |
pag. 105 | Relazione sui fatti d’arme compiuti dal 29 aprile al 25 maggio 1916 |
pag. 147 | Indice degli Allegati annessi alla Relazione (1-65) |
pag. 153 | Fascicoli degli Allegati annessi alla relazione (1-65) |
pag. 433 | Appendice |
Storia e memoria nei luoghi della Grande guerra in Lombardia
DVD disponibile per l’acquisto online e presso le biglietterie del Museo della Guerra Bianca in Adamello (Temù BS) e del Forte Montecchio Nord (Colico LC).
Le testimonianze presenti sul territorio ci offrono la possibilità di un viaggio nel tempo: il racconto intenso di una guerra in parte solo preparata e in parte combattuta a oltre 3.000 metri di quota.
Una narrazione avvincente che si snoda tra documenti di repertorio, scenari di sorprendente bellezza e manufatti storici che si ergono come sentinelle, là dove oggi regna solo il silenzio.
A un secolo dalla Prima Guerra Mondiale, il film rende omaggio ai soldati protagonisti di quelle tragiche vicende.
E alle stupende montagne che di queste vicende conservano, intatta, la memoria, ricordandoci con discrezione l'immenso valore della pace.
Alla scoperta dei manufatti della Prima Guerra Mondiale
Prezzo: euro 20,00
Libro disponibile per l’acquisto online e presso le biglietterie del Museo della Guerra Bianca in Adamello (Temù BS) e del Forte Montecchio Nord (Colico LC)
Un volume dedicato a 27 suggestivi itinerari storico-escursionistici tra le montagne lombarde, teatro degli avvenimenti di una guerra che ha profondamente segnato un'epoca.
I testi del volume sono completati da una ricca documentazione fotografica a colori dell'autore e da un'interessante raccolta iconografica di immagini d'epoca facenti parte dell'archivio storico del Museo.
La porzione più occidentale del fronte italo-asburgico della Prima Guerra Mondiale coinvolse il margine orientale del territorio Lombardo, per una profondità di alcune decine chilometri e un'ampiezza di oltre 170. Si tratta di un territorio montuoso, prevalentemente di media e alta quota: fu qui che ebbero luogo le battaglie più alte della Grande Guerra, fu qui che la guerra trovò una connotazione tanto specifica da meritare, fin da allora, il nuovo appellativo di "Guerra Bianca".
In molte zone di pianura, dove certamente le battaglie furono più cruente, i segni della guerra sono stati da tempo cancellati dalla volontà di ricostruire, dal desiderio di riprendere a vivere e a coltivare dopo la distruzione di campi, case e vite umane. Nei territori di media e alta quota dell'arco alpino le profonde ferite lasciate dalla guerra non sono ancora completamente rimarginate, sebbene stiano scomparendo nel lento ma inesorabile processo della natura che, via via, si riprende postazioni, trincee, baracche e tutti i ricordi che questi manufatti rappresentano e custodiscono.
Il volume di Walter Belotti, socio fondatore e oggi Presidente e Direttore Amministrativo del Museo della Guerra Bianca in Adamello, ci aiuta nel recuperare con curiosità e passione un tassello di storia e di umanità da non perdere: questa guida offre infatti al lettore diverse possibilità per la riscoperta di manufatti e frammenti di storia disseminati lungo l'ex linea di confine della Prima Guerra Mondiale in territorio lombardo. Steso con linguaggio efficace e facilmente comprensibile, il volume fornisce al lettore numerosi spunti per la corretta lettura delle tracce lasciate dalla guerra.
E proprio per la vastità del territorio e la ricchezza delle testimonianze materiali che vi si trovano, il volume – insieme al secondo – non pretende di esaurire la presentazione di tutto il patrimonio presente. Anzi, non può che essere tra i primi di una collana che, con gli anni, potrà accompagnare gli appassionati delle nostre montagne alla scoperta di nuovi itinerari attraverso i luoghi della memoria.
Luoghi e manufatti che costituiscono un'eredità pesante, costata immani fatiche di sudore e di sangue da parte dei contendenti di entrambi gli eserciti in lotta, uomini delle stesse montagne divisi da un confine, una linea ideale che divenne di ghiaccio, roccia e filo spinato. Oggi, proprio grazie agli interventi di salvaguardia che da tempo si stanno attuando con tale spirito di collaborazione e con le indicazioni storiche e di percorso come quelle contenute in questo volume, è possibile rivisitare le vecchie linee di confine con la coscienza di cosa esse siano state e apprezzare la tecnica dell'uomo che seppe sfruttare le diverse pieghe della montagna per costruire strade e ricoveri, la maestria del semplice muratore che, vestito da soldato, con la sola e perfetta posa di pietre a secco seppe realizzare opere militarmente importanti, ma soprattutto splendide e perfettamente integrate nell'ambiente e che hanno saputo resistere non solo alla furia dei combattimenti ma anche al successivo, lungo, abbandono.
Il volume propone con una formula nuova e avvincente un viaggio nella storia del territorio lombardo e delle sue genti. La meticolosa scoperta, l'approfondito studio e l'attenta valorizzazione dei segni della Prima Guerra Mondiale presenti come ferite sulle nostre montagne, consentono oggi di proporre un nuovo modo di fare turismo e cultura, insieme. Oltre a rivolgere l'attenzione alle preziose valenze paesaggistiche di una natura che spazia dalle tiepide acque del Lago di Garda ai perenni ghiacciai dello Stelvio, e inseguire le tracce di architettura militare lasciate con umiltà in ogni anfratto delle montagne contese, questo testo propone un modo di frequentare il territorio fatto di maggiore attenzione ai particolari e di grande rispetto per il lavoro, la fatica e i sacrifici che questi manufatti portano con sé. Ogni percorso proposto nel volume reca un proprio specifico inquadramento storico, sì da dar voce alla gran moltitudine di manufatti militari che vi si incontrano. Le testimonianze della Grande Guerra combattuta in Lombardia sono infinite: ogni strada, ogni sentiero, ogni trincea o muretto di sassi narra la storia di uomini, italiani, austriaci, ungheresi, persino russi, costretti a lasciare la propria terra, la propria casa, i propri affetti, per combattere una guerra insensata che essi stessi non erano in grado di comprendere. Oggi spetta a noi, che possiamo e dobbiamo muoverci sul territorio con una nuova consapevolezza, interpretare questi manufatti e saper leggere questa storia sia come momento di crescita culturale, sia e soprattutto quale momento di profonda riflessione.
Sommario:
pag. 4 | Presentazione |
pag. 6 | Prefazione |
pag. 8 | Introduzione – Il modello “Parco Culturale Integrato” e percorsi alternativi di turismo culturale in Lombardia |
pag. 14 | Il Museo della Guerra Bianca in Adamello |
pag. 20 | Il Parco Culturale Integrato “La Guerra Bianca: il suo territorio, le sue genti” |
pag. 24 | La Prima Guerra Mondiale dal Passo dello Stelvio al Lago di Garda |
pag. 45 | Gli itinerari |
pag. 46 | 1) Dal Giogo di Santa Maria (IV Cantoniera) alla Bocchetta di Forcola e alla punta di Rims |
pag. 54 | 2) Da Santa Lucia al Forte Venini al Dossaccio |
pag. 62 | 3) Da Cresalva al Forte Serioli ai Canali |
pag. 70 | 4) Dal Rifugio Berni al Bivacco Ortles |
pag. 78 | 5) Dal Rifugio Bonetta all’Anticima del Monte Gavia |
pag. 86 | 6) Dal Passo del Tonale alla Cima Cadì |
pag. 98 | 7) Dal Passo del Tonale alla Cima Castellaccio |
pag. 112 | 8) Dal Passo Paradiso al Passo Pisgana, lungo il “Sentiero dei Fiori” |
pag. 126 | 9) Da Sant’Apollonia al Passo delle Gràole |
pag. 134 | 10) Da Case di Viso alla Punta di Ercavallo |
pag. 144 | 11) Da Case di Viso al Rifugio Bozzi |
pag. 154 | 12) Dal Passo del Tonale al Monte Tonale Orientale |
pag. 162 | 13) Da Ponte di Legno alla Baita del Pastore |
pag. 172 | 14) Da Cané alla Bocchetta di Val Massa |
pag. 180 | 15) Da Fondovalle al Rifugio Garibaldi |
pag. 190 | 16) Dal Passo Paradiso alla vetta di Cresta Croce |
pag. 198 | 17) Da Tu a cima Rovaia |
pag. 206 | 18) Da Incudine al Davenino |
pag. 212 | 19) Dal Mortirolo al Monte Pagano |
pag. 220 | 20) Dalla Malga Lincino al Passo di Forcel Rosso |
pag. 226 | 21) Dalle Case di Val Paghéra al Passo e Cima Monoccola |
pag. 236 | 22) Dalla Ràsega in Valsaviore al Passo di Campo |
pag. 244 | 23) Dalla Malga Cadino della Banca al Lago della Vacca |
pag. 250 | 24) Dal Rifugio Nikolajewka al Passo del Termine |
pag. 256 | 25) Da Schilpario al Rifugio Tagliaferri |
pag. 264 | 26) Dai Fienili di Rest alla Cima Tombea |
pag. 272 | 27) Dal Passo Nota alla Bocca dei Fortini e sul Monte Carone |
pag. 278 | Bibliografia |
pag. 279 | Biografia dell’Autore |
Prezzo: euro 62,00
Un’affascinante sguardo sulle origini dell'esplorazione alpina e storico preludio alla Prima Guerra Mondiale.
Il Massiccio montuoso dell'Adamello, pur non detenendo il primato delle maggiori quote sull'arco alpino fu, nella metà dell'Ottocento, l'ultimo importante Gruppo di alte montagne a essere esplorato dall'uomo.
La pressoché totale sconoscenza dei luoghi, ignorati dalle timorate e superstiziose popolazioni vallive; le difficoltà alpinistiche dettate dalla conformazione del terreno e dalle quote elevate, superiori ai 3.000 metri; ma, soprattutto, l'immensa area glaciale di cui è (o era) ricoperto, rendendolo un luogo inospitale; fecero scrivere ai Pionieri dell'alpinismo ottocentesco affascinanti pagine di avventura. Un'epopea indimenticabile che ne precedette un'altra, anch'essa indimenticabile, drammatica, quella della Grande Guerra 1915-1918.
La pregiata opera Adamello, il tempo dei pionieri, è la grande fatica storico-documentale e fotografica di uno scrittore storico e di un fotografo innamorati delle montagne adamelline, alle quali hanno dedicato gran parte della loro vita: Vittorio Martinelli e Danilo Povinelli.
Corredato da superbe fotografie d'epoca e moderne, il volume inizia con la descrizione generale degli aspetti delle montagne interessate, prosegue con la narrazione di miti e leggende sorti intorno ad esse, rammenta le prime sommarie esplorazioni, si sofferma sugli epici anni dell'alpinismo nella seconda metà dell'Ottocento, per poi giungere fino al 1914 con interessanti ricostruzioni delle prime antropizzazioni di queste montagne - rifugi e bivacchi Club Alpino Italiano (C.A.I.) e della Società degli Alpinisti Tridentini (S.A.T.).
pag. 3 | Ringraziamenti |
pag. 7 | Premessa |
pag. 11 | 1. Gli aspetti generali del Gruppo. L'aspetto fisico. La geologia. Il clima. I ghiacciai. La flora. |
pag. 31 | 2. Sulle montagne ancora inesplorate: diavoli, streghe, leggende |
pag. 49 | 3. Per primi sulle montagne del Gruppo: rilevatori catastali - cartografi - geologi - glaciologi - naturalisti |
pag. 55 | 4. Luigi Fantoma, «Re di Genova» e il primo tentativo di salita sull'Adamello |
pag. 59 | 5. Julius Payer e il suo primo tentativo - fallito - di salire sull'Adamello |
pag. 77 | 6. Julius Payer per primo sull'Adamello: 15 settembre 1864 |
pag. 99 | 7. Altre imprese di Payer nella «campagna» 1868 |
pag. 121 | 8. Luglio 1866: l'odissea di tremila Garibaldini al Lago di Campo |
pag. 131 | 9. Gli Alpini |
pag. 139 | 10. La «Società degli Alpinisti Tridentini», i suoi rifugi, gli irredentisti e lo spionaggio patriottico |
pag. 165 | 11. I Tedeschi al Mandrone |
pag. 177 | 12. La quarta salita all'Adamello, prima italiana: 24 agosto 1871 |
pag. 193 | 13. la Sezione di Brescia del C.A.I., la S.A.T. di Trento. L'incontro storico del 1875 tra bresciani e trentini sulla vetta dell'Adamello |
pag. 219 | 14. I rifugi della Sezione di Brescia del C.A.I. |
pag. 235 | 15. Guide alpine, villaggi e alberghi nelle valli Camonica e Rendena |
pag. 247 | 16. Alpinisti inglesi e alpinisti tedeschi: due mentalità, due metodi |
pag. 251 | 17. L'alpinismo «moderno» fino al 1914 |
pag. 265 | 18. La prima impresa sci-alpinistica: 22-26 marzo 1902 |
pag. 281 | 19. Le vie di salita alla vetta dell'Adamello fino al 1914 |
pag. 283 | 20. L'Austria si prepara alla guerra |
pag. 299 | NOTE |
pag. 307 | APPENDICE: LA TOPONIMIA DELL'ADAMELLO (di Dante Ongari) |
pag. 313 | BIBLIOGRAFIA |
Vicissitudini avventurose di vecchi cannoni
Prezzo: euro 49,00
Questo volume curato dal noto storico e giornalista Vittorio Martinelli, insieme ai contributi di John Ceruti, Antonio Trotti e della sapiente raccolta di immagini del fotografo Danilo Povinelli, traccia la storia, spesso avventurosa, di alcuni cannoni che, utilizzati durante la Grande Guerra sul fronte dell'Adamello-Presanella, sono giunti superstiti fino a noi sia fisicamente sia solo nella memoria: dal famoso pezzo da 149G di Cresta Croce, ai cannoni dei monumenti della Val Rendena, dal "Giorgio" austriaco fino al magnifico 10.4 cm Skoda recuperato nel 2003 dai ghiacci della Val Nardis.
pag. 4 | Avvertenze |
pag. 5 | Ringraziamenti |
pag. 7 | Premessa |
pag. 9 | 1. Cannoni sulle montagne; il traino spettacolare di un 149 G l'«Ippopotamo» |
pag. 33 | 2. L'«Ippopotamo»: com'era e come sparava |
pag. 37 | 3. L'«Ippopotamo» sulla Cresta Croce |
pag. 51 | 4. L'«Ippopotamo» nel dopoguerra |
pag. 77 | 5. «Giorgio»: vecchio obice austriaco valoroso e sfortunato |
pag. 107 | 6. Cannoni in Val Rendena oggi |
pag. 179 | 7. Estate 2000: sulla Presanella un cannone emerge dal ghiacciaio |
pag. 189 | 8. L'eccezionale trasporto del Cannone della Presanella in un dettagliato documento militare austro-ungarico del 1918 |
pag. 311 | 9. Agosto 2003, un'impresa complessa: il recupero del cannone sulla Presanella |
pag. 227 | 10. Tre eccezionali imprese d'artiglieria a raffronto |
pag. 231 | Appendice A: Documenti |
pag. 239 | Appendice B: Nozioni tecniche |
pag. 239 | B1 - Cannone da 149 G |
pag. 248 | B2 - Le caratteristiche del cannone di Nardis |
pag. 250 | B3 - Cannoni ex austriaci di preda bellica |
pag. 251 | B4 - La canna dell'Obice di Borzago |
pag. 253 | B5 - Obici di Pinzolo - Carisolo – Pelago |
pag. 267 | Bibliografia essenziale |
pag. 267 | Referenze fotografiche |
pag. 268 | Indice dei nomi di persona |
I sistemi difensivi e le grandi opere fortificate in Lombardia tra l’Età Moderna e la Grande Guerra – 1
Prezzo: euro 20,00
L’autore, Walter Belotti, tanto tempo fa, cominciò a scrivere partendo dal particolare, dal piccolo segno; un segno che si poteva trovare sulle montagne vicino a casa, un segno lasciato dagli uomini durante la guerra; e di fronte a tale segno - un muro a secco, un selciato, qualche ferro sparso, i resti incredibilmente intatti di una trincea – l’Autore si è stupito e di tale stupore, col proprio lavoro, ha voluto far partecipi gli altri.
Per questo, nei suoi scritti, Belotti ci ha fatto scoprire mille di questi dettagli, prima in Alta Valle Camonica, poi, a forza di camminare per strade, mulattiere e sentieri militari e di macinare giornate sui documenti d’archivio, ha saputo guidare il lettore alla riscoperta di strutture, manufatti, opere difensive diffuse sul territorio del fronte della Grande Guerra combattuta in Lombardia, della Guerra Bianca. Un territorio vasto e complesso che dal Passo dello Stelvio giunge alle sponde del Lago di Garda, in un continuo susseguirsi di creste e vallate, su un’area di oltre 4000 Kmq; e, ancora, Belotti ha provato, e ci ha fatto provare stupore, per la qualità dei manufatti, per l’eccezionalità del loro stato di conservazione e per la bellezza dell’ambiente di alta e media quota nei quali sono incastonate le tracce della storia.
Con questo volume lo sguardo e lo stupore si elevano oltre, superano i confini del fronte della Guerra Bianca per cogliere, in un percorso ideale di crescita, gli elementi più imponenti dell’intero sistema difensivo italiano messo in opera sul territorio della Lombardia nei primi quindici anni del Novecento: le batterie corazzate, grandi opere fortificate realizzate per difendere i punti strategici della linea di confine nazionale, a rsso dell’esplosione della guerra europea.
Viene spontaneo chiedersi se nessuno le avesse mai viste prima di oggi, queste imponenti opere: migliaia di metri cubi di cemento, pietra lavorata, acciaio… certamente in tanti le hanno viste, ma forse non guardate, non comprese a fondo come meriterebbero. Il turista distratto, come l’abitante locale appassionato delle cose della propria terra, coloro che per svago o per lavoro frequentano il territorio, difficilmente possiedono strumenti adeguati per cogliere a pieno le valenze storiche, tecniche, umane di queste opere di tempi non lontani, ma oggetti difficili e inesplicabili nella loro realtà materiale, per la loro destinazione ad una realtà per noi ormai remota.
Il libro è una sorta di antologia delle grandi opere fortificate moderne lombarde che, per la prima volta, ne propone una visione d’insieme, analizzandole nella realtà storica e nello stato attuale.
Scopriamo, ad esempio, un’eccellenza del patrimonio lombardo: due delle sei batterie corazzate presenti in Lombardia, i Forti Montecchio Nord e Dossaccio di Oga, sono le meglio conservate tra le 48 costruite in Italia e le altre decine realizzate in Europa ai primi del Novecento.
Mentre le altre opere sono state, immancabilmente, in tutto o in parte, saccheggiate dagli uomini, invase dalla vegetazione, demolite dal tempo, qui si conservano ancora le pietre sapientemente lavorate, i serramenti funzionanti, gli impianti elettrici e di ventilazione e, fra gli elementi più caratteristici, le massicce e imponenti cupole corazzate. Montecchio Nord è, sopra tutti, l’unico che conserva intatti i propri pezzi d’artiglieria originali.
pag. 7 | Presentazione |
pag. 9 | Prefazione |
pag. 12 | Introduzione: La costosa illusione della difesa passiva dei confini nazionali |
pag. 16 | Il Museo della Guerra Bianca in Adamello |
pag. 16 | Le finalità |
pag. 16 | Le attività |
pag. 18 | Le modalità operative |
pag. 19 | Prospettive |
pag. 19 | Informazioni |
pag. 20 | La batteria corazzata tipo Rocchi di Antonio Trotti |
pag. 23 | I. Il Forte “Lusardi” al Montecchio Nord di Colico |
pag. 23 | Inquadramento |
pag. 24 | Progetti e realizzazioni |
pag. 32 | Storia |
pag. 39 | Caratteristiche costruttive |
pag. 60 | I graniti del Forte |
pag. 64 | Il Forte come risorsa turistica |
pag. 66 | Scheda generale |
pag. 67 | Itinerario 1 – Dalla stazione di Colico a Forte Montecchio Nord |
pag. 69 | II. Il Forte “Sertoli” ai Canali |
pag. 69 | Inquadramento |
pag. 70 | Storia |
pag. 80 | Prospettive |
pag. 80 | Caratteristiche costruttive |
pag. 95 | La viabilità militare di accesso al Forte |
pag. 98 | Scheda generale |
pag. 99 | Itinerario 2 – Da Cresalva al Forte ai Canali |
pag. 101 | III. Il Forte “Venini” al Dossaccio di Oga |
pag. 101 | Inquadramento |
pag. 101 | Storia |
pag. 116 | Caratteristiche costruttive |
pag. 134 | Scheda generale |
pag. 135 | Itinerario 3 – Da Santa Lucia al Forte al Dossaccio di Oga |
pag. 137 | IV. Il Forte al Monte delle Scale |
pag. 137 | Premessa |
pag. 137 | Inquadramento |
pag. 139 | Storia |
pag. 139 | Le caratteristiche costruttive |
pag. 148 | Scheda generale |
pag. 149 | Itinerario 4 – Dalle Torri di Fraele al Forte del Monte delle Scale |
pag. 153 | V. Il Forte di Corno d’Aola |
pag. 153 | Inquadramento |
pag. 154 | Storia |
pag. 172 | La strada militare per il Forte di Corno d’Aola |
pag. 174 | Scheda generale |
pag. 175 | Itinerario 5 – Da Ponte di Legno al Forte di Corno d’Aola |
pag. 177 | VI. Il Forte di Cima Ora |
pag. 177 | Inquadramento |
pag. 178 | Storia |
pag. 182 | Caratteristiche costruttive |
pag. 186 | Scheda generale |
pag. 187 | Itinerario 6 – Dal Passo del Marè al Forte di Cima Ora |
pag. 187 | VII. Il Forte di Valledrane |
pag. 189 | Inquadramento |
pag. 189 | Storia |
pag. 208 | Caratteristiche costruttive |
pag. 214 | Scheda generale |
pag. 215 | Itinerario 7 – Al Forte di Valledrane |
pag. 216 | Cartina con la dislocazione dei Forti |
pag. 218 | Dati tecnici sulle artiglierie dei forti lombardi di John Ceruti |
pag. 219 | I cannoni da 149 G |
pag. 222 | I cannoni da 149 A |
pag. 226 | I cannoni da 149 S |
pag. 228 | I cannoni da 120/40 Armstrong |
pag. 230 | Considerazioni sulle batterie corazzate |
pag. 231 | Dati sulle munizioni |
pag. 239 | Bibliografia |
pag. 241 | Biografia |
Lettere dalla Grande Guerra dei fratelli Antonio, Piero e Vittorio Leidi
Prezzo: euro 50,00
Un’interessante ed efficace opera che, attraverso la trasposizione di lettere, cartoline e numerose fotografie in gran parte inedite, ripercorre nel suo insieme l’esperienza di vita vissuta nell’ambito bellico dai tre fratelli Leidi: bergamaschi, tutti e tre alpini, decorati e uniti dal benevolo destino che ha concesso loro di tornare in famiglia a ostilità concluse. Una sorte ben diversa di quella che ha toccato i loro più famosi conterranei, amici e commilitoni in alcune battaglie: i fratelli Calvi.
pag. 3 | Premessa dell’autore |
pag. 5 | Introduzione |
pag. 10 | Antonio Leidi nato nel 1895, morto nel 1972 |
pag. 16 | Piero Leidi nato nel 1894, morto nel 1955 |
pag. 18 | Vittorio Leidi nato nel 1899, morto nel 1965 |
pag. 20 | Persone che si incontrano durante la lettura |
pag. 23 | 1915 |
pag. 73 | 1916 |
pag. 165 | 1917 |
pag. 223 | 1918 |
pag. 275 | 1919 |
pag. 294 | Alla morte di Antonio Leidi |
pag. 294 | Alla morte di Piero Leidi |
pag. 296 | Alla morte di Vittorio Leidi |
pag. 300 | Ringraziamenti |
pag. 301 | Bibliografia |
pag. 302 | Proprietà fotografiche |
pag. 303 | Indice |
Atti della giornata di studio - Forte Montecchio Nord, Colico - Domenica 18 ottobre 2009
Prezzo: euro 10,00
pag. 4 1 – John Ceruti | La tutela e la valorizzazione delle fortezze moderne nell’arco alpino – Giornata di studi. |
pag. 7 2 – Fosco M. Magaraggia | Beni storico-militari e loro valorizzazione culturale |
pag. 16 3 – Antonio Trotti e Walter Belotti | Le Grandi Opere Fortificate Moderne in Lombardia, presentazione del Volume 1, “Le batterie corazzate” |
pag. 19 4 – Stefano Cassinelli e Antonio Trotti | Forte Montecchio Nord, unico in Europa |
pag. 25 5 – Sandro Flaim | Il recupero dei forti del Trentino |
pag. 29 6 – Fiorenzo Meneghelli | Dal catalogo dei sistemi difensivi veneti al recupero di Forte Viola |
pag. 33 7 – Furio Lazzarini | I Forti di Cavallino-Treporti: l’esperienza di un progetto che ancora non decolla |
pag. 38 8 – Marco Balbi | Fare storia “nella” storia: per un archeologia dei conflitti moderni |
pag. 42 9 – Piergiorgio Corino | Forte Brafaman, un sogno divenuto realtà |
pag. 45 10 – Antonio Trotti | La valorizzazione delle grandi opere fortificate della Frontiera Nord: la Difesa del Lario |
pag. 54 11 – Osvaldo Grossi | L’esperienza di Forte Mondascia in Ticino: 1999-2009 |
pag. 57 12 – Andrea Simionato | Restauro conservativo dei Forti Campolongo, Verena e Interro |
pag. 80 13 – Marco Pascoli | I forti del Friuli: storia militare e recupero turistico-culturale |
pag. 88 14 – Roberto Todero | La collezione privata visitabile “Museo Zenobi” |
pag. 89 15 – Roberto Todero | Gli sbarramenti carinziani |
pag. 92 | Il Museo della Guerra Bianca in Adamello – una presentazione |
pag. 95 | Sommario |
I sistemi difensivi e le grandi opere fortificate in Lombardia tra l’Età Moderna e la Grande Guerra – 2
Prezzo: euro 20,00
Dopo la monografia di Walter Belotti: Le batterie corazzate, edito nel 2009 e dedicato alle più imponenti opere militari (i Forti) realizzati a ridosso dell’esplosione della guerra europea 1915-1918, con questo nuovo volume il Museo della Guerra Bianca prosegue il viaggio alla scoperta delle eccellenze storico-militari presenti sul territorio della Lombardia.
Questa volta con il volume Le grandi opere in caverna della Frontiera Nord il Museo, attraverso l’attento sguardo del suo conservatore, Antonio Trotti, ci guida alla straordinaria scoperta di opere altrettanto importanti dal punto di vista strategico ma assai differenti da quello materiale e, specialmente, del tutto fuori dall’esperienza comune: le grandi opere in caverna.
Queste grandi opere in caverna erano finalizzate a due tipologie d’uso: le batterie in caverna – destinate, appunto, all’appostamento protetto di pezzi d’artiglieria –, e le gallerie di mina – predisposte per la distruzione di gallerie stradali e ferroviarie al fine di bloccare o perlomeno ritardare l’eventuale avanzata di un esercito invasore –. Si tratta di strutture realizzate scavando con perizia e duro lavoro migliaia di metri cubi di roccia di diverso tipo e rivestendone le superfici laddove la montagna non offrisse stabilità sufficiente o le condizioni ambientali per svolgere l’attività prevista.
Ricco di immagini fotografiche, minicartine e disegni, oltre a illustrare i molteplici aspetti storici, tecnici e organizzativi concernenti alla realizzazione del complesso sistema difensivo lungo la Frontiera Nord con la Svizzera – sistema conosciuto anche con l’erronea denominazione di “Linea Cadorna” –, il libro si rivela altresì una preziosa guida storico-escursionistica che accompagna il lettore lungo sette interessanti itinerari all’interno delle più importanti opere in caverna dislocate sul territorio lombardo.
Antonio Trotti, libero professionista specializzato in armi e beni storico-militari, si occupa di catalogazione, conservazione e restauro nell’ambito delle diverse collezioni pubbliche e private italiane.
Dal 1996 collabora con il Museo della Guerra Bianca in Adamello del quale è conservatore e responsabile dei servizi educativi.
pag. 7 | Cannoni sulle montagne, cannoni nelle montagne |
pag. 13 | La spada nella roccia |
pag. 19 | Un confine da difendere |
pag. 33 | La Frontiera Nord |
pag. 61 | Le grandi opere in caverna della Lombardia |
pag. 77 | 1 – Batteria in caverna alla Canonica di Bedero |
pag. 105 | 2 – Batteria in caverna Vallalta al Monte San Martino |
pag. 133 | 3 – Batteria in caverna Monte Piambello Sud |
pag. 165 | 4 – Batteria in caverna al Monte Orsa e alla Croce dell’Orsa |
pag. 193 | 5 – Gallerie di mina del Puncétt di Brienno e della Gaeta |
pag. 211 | 6 – Batteria in caverna al Loco Tocco del Monte Legnoncino |
pag. 225 | 7 – Gallerie di mina di San Fedele di Verceia |
pag. 251 | I. La Frontiera Nord: cantieri, contratti, operai |
pag. 275 | II Le tecniche di scavo in roccia |
pag. 285 | III. Le artiglierie in caverna |
pag. 299 | Conclusioni |
pag. 300 | Cartografia |
pag. 300 | Bibliografia |
pag. 302 | Il Museo della Guerra Bianca in Adamello |
pag. 303 | Informazioni |