Combattere in alta quota

All’inizio del conflitto i soldati e i comandi erano del tutto impreparati ad affrontare le condizioni imposte dall’alta quota.

L’ambiente eccezionale richiese equipaggiamento eccezionale, che solo col tempo fu fornito ai reparti: indumenti di lana pesante, scarponi chiodati, pellicce, pesanti soprascarpe imbottite con zoccoli di legno chiodati, sci, attrezzatura alpinistica, tute mimetiche bianche, ecc..

Ma il tempo trascorso in montagna modificò anche gli uomini, traendo da ognuno doti inaspettate di resistenza e sopportazione.

di ritorno da un'azione sul fronte dell'Adamello, alpini skiatori in tenuta mimetica, con mitragliatrice Schwarzlose di preda bellica ufficiali in osservazione, da una posizione in alta quota protetta da sacchi a terra osservatorio in alta quota verso le linee austro-ungariche della Vedretta di Lares, sul fronte dell'Adamello sentinella in tenuta d'alta quota con soprascarponi di pelo con suole in legno, in alta Val d'Avio alpino skiatore in tenuta mimetica, presso il villaggio militare del Rifugio Garibaldi (2550m s.l.m.) i reparti in tenuta mimetica pronti all'attacco di Cima Presena (3069 m, al centro) nell'azione del 25-28 maggio 1918; evidenti sulla neve i segni del bombardamento di preparazione; sullo sfondo la Cima Busazza e la Presanella pattuglia di alpini skiatori in tenuta mimetica sulla Vedretta del Mandrone; sullo sfondo, a destra, la Lobbia Alta e, in lontananza, a sinistra, la Presanella reparto di alpini in tenuta mimetica in movimento tattico sul fronte dell'Adamello sul fronte dell'Adamello, tra gli alpini, prigionieri russi fuoriusciti dalle linee austro-ungariche