Lo scoppio della guerra, 23 luglio 1914, e gli avvenimenti successivi tra cui l'invasione del Belgio neutrale e i cambi di alleanze tra le varie potenze europee, accentuarono i dubbi sulla volontà del Governo Elvetico di far rispettare la neutralità del proprio territorio.
Con l'ingresso nel conflitto dell'Italia contro l'Austria, avvenuto il 24 maggio 1915, e con la prospettata dichiarazione di guerra contro la Germania, si rafforzò decisamente il timore dell'infiltrazione austro-tedesca attraverso la Svizzera.
Cadorna ordinò quindi di avviare lavori sistematici alla Frontiera Nord, rendendo finalmente esecutivo il progetto di difesa già da tempo predisposto.
E' documentato che i lavori alla Frontiera Nord cominciarono già nell'estate del 1915, ma fu soltanto il 27 luglio 1916, dopo la Strafe-Expedition austro-ungarica, che il Comando Supremo diede ordine al tenente generale Ettore Mambretti di provvedere al completamento della linea: fu così creato tra il 1916 e la primavera del 1918, secondo lo stesso Cadorna, "un sistema di fortificazioni a linee multiple dei tipi più recenti" destinato a "resistere in qualunque evenienza".
Nel maggio del 1918 Mambretti sintetizza al Comando Supremo che, dal luglio 1916 "La spesa complessiva sostenuta, tenuto conto dei 15-20000 operai che in media vi furono adibiti, può calcolarsi in circa 104 milioni."
Nelle sue memorie Cadorna ci suggerisce come "queste fortificazioni assorbirono grande quantità di mano d'opera e di materiali" facendo sì che "all'epoca di Caporetto, le linee arretrate del teatro di guerra non avessero ancora quell'efficienza che il Comando supremo avrebbe voluto dar loro", portando la cosa addirittura a parziale giustificazione della disfatta subita dal suo Esercito nell'ottobre 1917.
I cantieri furono numerosissimi, distribuiti in un'area assai vasta dall'Ossola alla Valtellina: per il coordinamento dei lavori fu istituito, a Milano, un Ufficio Tecnico staccato del Comando Supremo, con una succursale a Varese (presso Villa Albertina) e sedi periferiche ad Intra, Ghirla, Malnate, San Fedele d'Intelvi, Tremezzo e Dervio.
Le opere furono realizzate solo in parte dal Genio Militare, cui competeva la direzione lavori (seguita da ufficiali dipendenti dall'Ufficio Tecnico di Varese). I reparti del Genio inquadrarono anche una gran quantità di fanti delle truppe a riposo e di civili militarizzati; gran parte dei lavori furono invece appaltati ad imprese private, che reclutavano personale civile da tutta Italia.
Il numero delle persone che effettivamente parteciparono ai lavori non è noto, dato il fortissimo ricambio ed il sistematico spostamento della manodopera da un cantiere all'altro, anche presso la prima linea del fronte combattuto, senza contare il continuo salasso dovuto alla mobilitazione verso il fronte degli uomini validi a combattere.
Le opere militari raccontano storie di uomini e di idee.
Il corretto recupero dei manufatti della Linea Cadorna e delle altre tracce esistenti sul territorio consente la conservazione della memoria del lavoro e della sofferenza di quanti, uomini, donne e ragazzi hanno contribuito alla loro costruzione.
le postazioni del Monte Orsa a Varese
Nell'ambito di una puntuale riqualificazione del territorio dal punto di vista ambientale e paesaggistico, possono essere realizzati itinerari di turismo integrato che, agli interessi storici e culturali, uniscano aspetti ricreativi, sportivi, agro-economici ed eno-gastronomici.
Sono questi i principi che, dal 1974, ispirano l'azione del Museo della Guerra Bianca in Adamello che, in stretta collaborazione con la Regione Lombardia e con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, promuove la tutela e la valorizzazione dei manufatti della Prima Guerra Mondiale e del loro contesto.
Lo scopo è il coinvolgimento diretto di quanti operano sul territorio (enti locali, enti parco, comunità montane, associazioni culturali e d'arma, ecc.) per la creazione del Parco Culturale Integrato "La Linea Cadorna: non per la guerra ma per il turismo" destinato al recupero a fini di turismo culturale dei siti e dei manufatti della Frontiera Nord sull'intero territorio lombardo, dal Lago Maggiore al Passo dell'Aprica.
testo di Antonio Trotti, 2006